Come nel celebre affresco michelangiolesco della creazione dell’uomo, il vivente (Adamo, nella rappresentazione che si può ammirare nella Cappella Sistina) è già lì, già creato, in attesa, però, di un contatto speciale che inneschi in lui l’umanità di cui è ancora privo. Sarà il dito di Dio ad animare quel corpo sdraiato, molle, ancora chiaramente imprigionato nel torpore del vivente: la scintilla divina animerà la materia inerte, le darà l’anima. Il capolavoro di Michelangelo mette in scena, attraverso il genio artistico dell’autore, il mistero dell’origine che la psicoanalisi ha l’ambizione di investigare. Il vivente è il punto di partenza, c’è, e sul suo esserci nessun interrogativo si pone: resta l’enigma di come la materia vivente si organizzi nella forma umana, di come l’incontro con il linguaggio avvii il processo di soggettivazione e di quale statuto si possa attribuire a quella forma di esistenza che ne costituisce il punto di partenza.
Franco Lolli, Prima di essere io. Il vivente, il linguaggio, la soggettivazione
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