Silvia Vizzardelli, Teleplastia. Saggio sulla psiche interrotta

Questo libro insegue una parolina, il prefissoide tele, che ha una strana natura. Indica la lontananza proprio quando, nei suoi composti, si associa alla prossimità dell’affetto, all’intimità del movimento, all’attitudine di plasmare forme. Telepatia, telecinesi, teleplastia. Tra queste, in primo piano è la teleplastia, facoltà di creare forme a distanza, a mani libere, che agli inizi del Novecento ha ammaliato filosofi, psichiatri, scienziati non intimiditi da ciò che accadeva dietro le tende dei setting medianici. Siamo negli anni in cui nasce e si assesta la psicoanalisi, e dunque il magnetismo del tele coinvolge anche la neonata disciplina. Cos’è infatti la psicoanalisi se non il tentativo di concepire una relazione fondata sul non-rapporto? Tra coscienza e inconscio, tra psiche e corpo, tra analista e paziente, ad esempio. Figure unite nella loro rottura e inaccessibilità. La sfida è quella di abbandonare la concezione classica della causalità psichica a favore di una causalità sconcertante,  che non pontifica, non cuce lembi, bensì istituisce legami a distanza. La soggettività ci apparirà allora come uno sfogliettamento di scritture e superfici parallele, tenute insieme da un legame selvaggio che, a  stento, chiameremmo ancora storia.

La vita psichica

La vita psichica è articolata su due tempi: ci sono processi lunghi di introiezione, elaborazione, assimilazione, dove la laboriosità è data dalla fatica di una vis solutiva, di un processo di lento scioglimento che riduce gli oggetti dell’esperienza in linfa nutriente; e, quando non si ha la pazienza di attendere o quando l’elaborazione assimilativa fallisce, o quando si intromettono inedite spinte creative, ci sono tempi istantanei caratterizzati da fissazioni, incorporazioni, materializzazioni. Come vedete  qui è attribuita una scansione consecutiva ai due tempi: dove stenta o fallisce il primo, subentra il secondo. Lo sforzo che faremo insieme è quello di concepire questi due tempi in una perfetta corrispondenza simultanea. E qui il pensiero magico ci aiuta. Una specie di corpo estraneo lavora nel nostro spazio mentale. Mentre la parola si muove in avanti, inseguendo il senso, in un altro luogo, spazio profondo, criptico, si disegnano consistenze plastiche che a tutto aspirano meno che a dissolversi, sciogliersi, dileguarsi. Sono piuttosto ‘figure’ che resistono, conservano, trattengono, parassitano il pensiero.

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