Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, “Donna si nasce (e qualche volta lo si diventa)” (2024)
Mondadori
Simone de Beauvoir affermava che «donna non si nasce, lo si diventa», e che l’identità femminile è solo il prodotto di una costruzione sociale radicata nel patriarcato. Ma davvero il concetto di donna è esclusivamente un costrutto della cultura patriarcale? Davvero la liberazione femminile può avvenire soltanto attraverso la cancellazione della differenza sessuale? Spinte sempre più forti sembrano muovere in questa direzione. Il linguaggio inclusivo rivendica la fluidità e stigmatizza chi si riconosce nell’affermazione che i sessi sono due, maschile e femminile. Si sta diffondendo una neolingua in cui i generi si moltiplicano, mentre il dato della differenza tra i sessi viene considerato pericoloso e discriminatorio. Negli ambienti culturali progressisti, nelle università, nei festival e nell’editoria, al termine «donna» si arriva ormai a preferire «persona con utero», cancellando così il soggetto centrale del femminismo, che ha consentito la conquista di diritti e libertà. Il dibattito su sesso e genere è opaco e strumentalizzato, privo di chiarezza e polarizzato tra le istanze LGBTQIA+ e le forze cattoliche tradizionaliste. Le filosofe Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo rivendicano la differenza delle donne – in primis il fatto di essere il sesso che genera – e la necessità del femminismo di rappresentarla non come un ostacolo, causa di subordinazione e inferiorità, ma come una forza, elemento fondamentale per raggiungere una libertà autentica. La loro analisi affronta, con sguardo acuto e senza fare sconti, alcuni dei temi più caldi del nostro tempo, dall’uso dello schwa alle teorie sul gender, al dibattito sulla maternità surrogata e sulla libertà riproduttiva, fino alla drammatica realtà della violenza maschile sulle donne.