Disegnare, la formula di Freud – Gianluca Solla

Una discreta folla di disegni popola l’opera di Freud lungo i decenni in cui la sua riflessione prende forma. Presenze enigmatiche e sorprendenti, questi disegni partecipano all’invenzione di una nuova lingua. Disegnano i margini di un’opera teorica e clinica al tempo stesso, per arrivare a ridefinire la funzione stessa del vedere e dell’analizzare. Sostengono così l’invenzione della psicoanalisi, perché il loro tratto grafico non è mai l’illustrazione di una parola già presente e risolta, ma ambisce a estendere e insieme a intensificare la riflessione.

La formazione di neurologo avrebbe permesso a Freud di dare solidità scientifica alla nascente psicoanalisi. Eppure, per descrivere la vita della psiche occorreva rischiare di perdere l’evidenza realistica dell’anatomia e della neurologia. Occorreva osare un pensiero della costruzione e della congettura, del sogno e del fantasma. È qui che si inscrive la necessità di abbandonare il piano dei minuziosi disegni di nervi e di tessuti della sua formazione giovanile, per approdare a un pensiero congetturale a cui il disegno partecipa a pieno titolo.

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