Lascia ch’io pianga. Il masochismo tra cinema, filosofia e psicoanalisi, Andrea Nicolini (cur.)

La filosofia non ha senso, scava nel senso. Forse è questo il motivo per cui questo libro, che si spinge nei più tetri meandri della perversione, finisce per parlare d’amore. È stato come per errore che l’amore è emerso come unica costante da tutti i saggi chiamati qui a interrogarsi sul masochismo. Frutto di un crocevia di saperi che si intersecano nel tentativo di afferrare ciò che di reale ci viene offerto, non tanto dalla perversione, quanto dal nostro rapporto con essa, questo libro si offre al lettore come un vero e proprio specchio attraverso cui riflettere su cinema, filosofia e psicoanalisi. Uno specchio in cui trovare riflesso un frammento di sé – che sia perverso (o innamorato).

Saggi di: Leo Bersani, Ulysse Dutoit, Lee Edelman, Federico Leoni, Andrea Nicolini, Riccardo Panattoni, Rosamaria Salvatore, Gianluca Solla

Lee Edelman, Pelle bianca, carne nera

Edipo resta pur sempre la fiaba migliore con cui cullarsi dopo una lunga giornata. Un nome crudele, quello di Edipo. Un nome che tinge di nero la relazione tra padre e figlio, regalando così a ciò che di tetro vi è davvero in quelle relazioni un alibi dietro cui nascondersi. Essendo il concetto freudiano più amato, e quindi più sdoganato, il complesso di Edipo ha abbracciato l’identica sorte che pende sugli oggetti che più amiamo. Spogliato di muscoli, tendini e sangue da una violenta normalizzazione che l’ha privato di ogni sorta di complessità, l’Edipo è stato ridotto a nient’altro che ad una sbiadita imitazione di se stesso, una sorta di scheletrico mito in cui «un tale ammazza suo padre / causando un sacco di scocciature», come ha succintamente evidenziato Howard Dietz nella canzone “That’s Entertainment”. Come molti scheletri, anche Edipo arriva col suo armadio, ma se gli armadi sono solitamente provvisti di una zona d’ombra dove celare lo scheletro, in questo caso è lo scheletro che nasconde la sua ombra. Nella nostra cultura, la storia nuda e cruda di Edipo continua ad indurire qualcos’altro oltre alla spina dorsale degli uomini. Questa storia nuda e cruda infatti, riducendo meramente la tensione tra padre e figlio a una “naturale” lotta maschile per vedere chi ce l’ha più duro, e per questo può azzannare l’“osso”, resta, per il nostro ordine sociale patriarcale, niente di meno che il pezzo di carne fondamentale. Finché l’osso, oggetto della lotta tra padre e figlio, resterà il pezzo di quella carne, possiamo star sereni che il ragazzo avrà ben ereditato il sano appetito del suo vecchio. Ma la legge che con delizia chiamiamo “edipica” potrebbe in fin dei conti avere meno a che fare col desiderio di afferrare la carne attaccata all’osso e più col fatto che la carne stessa non è altro che un osso: un osso gettato dal padre al figlio come mera compensazione, una specie di biscottino gettato al figlio da quell’imposizione paterna della legge che rinnega l’ano come luogo del piacere, assicurandogli che ogni ricordo concernente quell’antico piacere ritornerà in seguito solo come dolore – il dolore del ritorno paterno.

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