Valentina De Filippis, Silvia Vizzardelli, La tentazione dello spazio. Estetica e psicoanalisi dell’inorganico

Al fondo dell’arte è la pietra, l’osso, il cristallo. Quella che proponiamo è un’estetica del torpore. Inerzia, dimissione della vita, tentazione dello spazio, seduzione dell’inorganico: sono i personaggi concettuali che incontriamo in queste pagine. Si tratta di spezzare la solennità di un rito del pensiero. Secoli di riflessione ci hanno abituati a pensare l’esperienza estetica come dimora dell’espressività soggettiva, come enfasi vitale, come volto dell’interiorità mossa e commossa. Per spezzare questo rito, occorre sovvertire il modo in cui guardiamo all’atto creativo, occorre coglierlo non più dal lato dell’effervescenza e della vita sospesa, bensì da quello del collasso, della caduta, del mancamento. L’esperienza estetica è il luogo di una perdita, di un passo indietro nella vita, di un cedimento e di una cessione di parti di corpo. Posture che colgono il soggetto nella deriva del godimento, in una inerzia dello slancio vitale. Contro ogni stereotipia, l’arte ci concede il lusso di morire, l’arte tocca l’inorganico. E in questo ricetto scopre inaudite forme germoglianti.

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