XXXIII Congresso Nazionale AIP della Sezione di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione

20-22 Settembre 2021
Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
Link: https://aipass.org/en/node/12970

Presentazione: Il linguaggio materno e quello del bambino con impianto cocleare si influenzano reciprocamente: uno studio longitudinale
Valentina Persici, Marika Morelli, Manuela Lavelli, Elena Florit, Letizia Guerzoni, Domenico Cuda, Christine Yoshinaga-Itano, Marinella Majorano

Introduzione: Nel presente studio si intende indagare se esistano differenze tra le caratteristiche comunicative dell’interazione madre-bambino con IC rispetto a quelle di madre-bambino normoudente, se ci siano influenze linguistiche di tipo reciproco tra madre e bambino e se, e come, queste cambino secondo le caratteristiche uditive (pre- vs post-impianto, IC vs normoudente) del bambino.

Metodo: Venti bambini con IC sono stati valutati longitudinalmente in quattro sessioni, prima dell’impianto (a 10-35 mesi di età) e a 3, 6 e 12 mesi dopo l’impianto e confrontati con due gruppi di bambini normoudenti, uno appaiato per età cronologica e uno per livello di produzione lessicale. Ogni bambino è stato osservato in interazione con la madre in situazioni di gioco semi-strutturato. Il linguaggio materno è stato analizzato per quantità e qualità (varietà lessicale, complessità, uso di tecniche facilitative specifiche per i bambini con IC: domande, labeling, commenti, parallel talk, riformulazioni, direttive); il linguaggio del bambino è stato analizzato per quantità, varietà, responsività e iniziativa. L’esistenza di potenziali differenze tra gruppi e sessioni relativamente ad ognuna di queste caratteristiche è stata analizzata attraverso una serie di modelli lineari ad effetti misti con gruppo e sessione come effetti fissi, istruzione materna come covariata e soggetto come effetto random. Le caratteristiche del linguaggio dell’interlocutore sono state aggiunte come ulteriori fattori in ogni modello se miglioravano il fit del modello di base.

Risultati: Le madri dei bambini con IC producevano più domande, labeling, commenti e riformulazioni post-impianto, ma il loro linguaggio era meno complesso e comprendente più direttive rispetto a quello delle madri di bambini normoudenti. I bambini con IC producevano un numero superiore di parole e di iniziative post-impianto, ma presentavano un lessico ridotto e minore responsività rispetto ai bambini normoudenti. Inoltre, le influenze linguistiche tra madri e bambini erano reciproche solo per alcune variabili: per quanto riguarda le diadi madre-bambino con IC, le riformulazioni e i commenti materni erano influenzati positivamente dalla responsività del bambino (ps < .05); il numero di iniziative del bambino era influenzato negativamente dalla complessità dell’input materno e dal numero di domande prodotte dalla mamma (ps < .001). Al contrario, l’uso delle direttive e del parallel talk non era influenzato dalle abilità linguistiche o dalla responsività del bambino.

Discussione: I risultati mostrano che alcune caratteristiche comunicative delle diadi madre-bambino con IC cambiano nel tempo e in funzione del linguaggio dell’interlocutore. Al contrario, la direttività e la varietà dell’input delle madri dei bambini con IC rimangono relativamente stabili. Questi dati possono avere importanti implicazioni per la pratica clinica e la progettazione di interventi di supporto allo sviluppo del linguaggio rivolti ai genitori.

 

Presentazione: Osservazione e analisi delle prime produzioni linguistiche in contesto naturalistico: sperimentazione di un dispositivo per la raccolta dati a distanza
Tamara Bastianello, Marinella Majorano, Sofia Bubola, Manuela Lavelli

Introduzione:  La situazione pandemica ha limitato l’utilizzo delle tecniche di ricerca osservative  ̶  essenziali nell’analisi dei processi di interazione adulto-bambino  ̶  rendendo necessari specifici adattamenti e nuovi strumenti per la raccolta dati a distanza. Nell’ambito di un progetto sui primi processi di acquisizione lessicale nell’ambiente familiare, questo studio affronta il problema utilizzando un approccio osservativo multi-metodo che include un dispositivo di raccolta e analisi di dati linguistici in contesto naturalistico (LENA, Language ENvironment Analysis System) e si propone una prima sperimentazione dello stesso nel contesto italiano.

Metodo: I partecipanti sono 35 bambini (16 F) tra i 9 e i 15 mesi (M= 11.4, SD = 2.12). Lo studio ha utilizzato tre modalità di raccolta dati, adattate secondo le regole di emergenza sanitaria: a) il dispositivo LENA per rilevare le caratteristiche dell’ambiente acustico (parlato rivolto al bambino, rumore, silenzio, presenza dispositivi elettronici) e le produzioni vocali dei bambini in assenza di un osservatore (lo strumento, sterilizzato, veniva consegnato alle famiglie, precedentemente preparate, con foglio di istruzioni illustrate); b) due videoregistrazioni di 10 min di interazione adulto-bambino a casa, realizzate dai genitori appositamente istruiti via Zoom; c) il questionario PVB (vers. it. del MacArthur-Bates CDI), compilato in modalità remota dai genitori. Le registrazioni sono state trascritte e analizzate utilizzando, rispettivamente, i software ELAN e CLAN.

Risultati: Le produzioni vocali dei bambini e le caratteristiche dell’ambiente acustico sono state registrate con LENA per una media di 737 min (12.5 ore) di una o più giornate del bambino. L’analisi semi-automatica di LENA mostra che il parlato rivolto al bambino corrisponde al 21.91% del tempo (DS = 4.83); l’esposizione a TV o dispositivi elettronici al 2.86% (DS = 3.31); il parlato non significativo/rumori al 75.23%. Riguardo al parlato del bambino (Child Vocalization Count o CVC), il dispositivo stima 3.24 produzioni al minuto (DS = 1.22), media che aumenta con l’età. Per calcolare l’accuratezza di questa misura calcolata da LENA, segmenti di registrazioni LENA di 12 bambini sono stati trascritti manualmente per un totale di 90 min per bambino. Le analisi mostrano che il numero di produzioni vocali calcolate dall’algoritmo di LENA correla significativamente con quello della trascrizione manuale (p = .04). Inoltre, il numero di parole prodotte rilevate con il PVB correla sia con il CVC (p = .05) sia con i tokens calcolati dalle videoregistrazioni (p = .009).

Discussione: L’utilizzo di un approccio multi-metodo inclusivo di LENA permette una stima attendibile del parlato del bambino anche in assenza dell’osservatore nel contesto. L’utilizzo di LENA offre nuove risorse per la ricerca in contesto naturalistico, sebbene un’approfondita analisi di validità e affidabilità dello strumento sia necessaria nel contesto italiano.

 

Presentazione: Comprensione di Testi letti su carta e schermo in Bambini di Classe Prima: Contributi longitudinali di Abilità Cognitive e Digitali
Elena Florit, Samantha Domenicale, Lucia Mason

Introduzione: I bambini nati nell’era digitale interagiscono fin dall’età prescolare con strumenti tecnologici che li espongono ad una varietà di testi digitali oltre che cartacei. Secondo recenti meta-analisi, la comprensione di testi cartacei è migliore rispetto a quella di testi digitali, sebbene la lettura sullo schermo sia preferita a quella su carta (Clinton, 2019; Delgado et al., 2018). Questi studi, tuttavia, hanno incluso soprattutto studenti di scuola secondaria e universitari. Le ricerche, inoltre, suggeriscono che la comprensione di testi letti su schermo è influenzata sia da abilità cognitive, coinvolte anche nella comprensione di testi cartacei, sia da abilità digitali di base che consentono l’uso del mezzo digitale e si sviluppano dall’età prescolare (Hahnel et al., 2016). Questo studio longitudinale estende le ricerche precedenti a bambini di classe I e ha due obiettivi: (1) confrontare la comprensione di testi letti su carta e sullo schermo di un computer, sia di genere narrativo che espositivo, nonché la preferenza per i due mezzi di lettura alla fine della classe Ia (Tempo 2) e (2) analizzare se possibili differenze legate al mezzo e al genere testuale siano predette da memoria di lavoro (ML), abilità inferenziali e digitali di base misurate alla fine della scuola dell’infanzia (Tempo 1).

Metodo: Hanno partecipato 63 bambini (35 F; Metà al T1 = 5.8 anni; DS = .03) a cui sono state somministrate: al T1 una prova di ML, una di generazione di inferenze e una check-list per testare l’esecuzione di abilità digitali di base; al T2 due testi, uno narrativo e uno descrittivo, per ognuno dei due mezzi (carta e schermo), presentati in ordine randomizzato, due domande di preferenza per il mezzo di lettura somministrate prima e dopo la lettura dei testi, e una prova standardizzata di decodifica.

Risultati: (1) Un modello misto con fattori Mezzo e Genere Testuale ha evidenziato un’interazione significativa, F(1,186) = 12.37, p < .001, indice di una differenza significativa tra comprensione del testo narrativo cartaceo e digitale in favore del primo, t(62) = 2.74, p = .008. Inoltre, da un test binomiale, non è emersa una preferenza per la lettura su schermo prima (48% vs 52%) ma solo dopo la somministrazione dei testi (78% vs 22%; p = .001). (2) Un modello di regressione lineare ha mostrato che la differenza tra comprensione del testo narrativo cartaceo e digitale al T2 era predetta in modo significativo e negativo solo dalle abilità digitali di base al T1, ß = -.42;  p < .01, al netto dell’abilità di decodifica.

Conclusioni: Dai risultati emerge uno svantaggio nella comprensione di testi narrativi digitali rispetto a testi cartacei in giovani lettori che è relato a basse capacità di utilizzo del mezzo digitale. Queste conoscenze contribuiscono a definire modelli teorici sui diversi fattori implicati nella comprensione dei testi digitali e suggeriscono di supportare le abilità digitali di base come precursori della digital literacy.

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