Rosanna Cima, Maria Livia Alga, Sandra Faith Erabor, Porpora Marcasciano, Pia Covre, Beatrice Busi

Questo seminario sul lavoro sessuale ha riunito diverse figure. Oltre a professori/esse, ricercatori/trici, un ruolo decisivo è stato svolto da operatori/trici dei servizi sanitari e sociali. Proprio queste figure hanno infatti condotto la maggior parte del seminario, raccontando le loro esperienze di rapporto diretto con le/i lavoratrici/tori del sesso: il seminario è stato quindi caratterizzato da una struttura narrativa. Nella prima parte, cercando di sondare le cause della reticenza dei servizi nei confronti delle lavoratrici del sesso, si è analizzata la nascita del pregiudizio sulla prostituzione e la difficoltà dell’operatore/trice nel rapportarsi a tali questioni. Il dibattito è poi proseguito nel tentativo di analizzare la medicalizzazione psichiatrica della maternità della prostituta e di separare la prostituzione migrante dalla violenza della “tratta delle donne”. Durante questa sessione, le istituzioni sono apparse quali dispositivi violenti, incapaci di offrire cure e assistenza alle lavoratrici del sesso. Nella sessione pomeridiana è stato introdotto il tema delle forme diversificate di prostituzione, come la prostituzione transessuale, la prostituzione maschile, ecc. Come interagiscono queste forme di lavoro sessuale con la tradizionale categoria di patriarcato? Durante la discussione è stata raccontata la nascita di gruppi politici offerti da sex workers che hanno giocato un ruolo decisivo in essi, gruppi connessi con l’istituzione pubblica e particolarmente attivi nel campo della prevenzione e dell’assistenza sanitaria per sex workers. Molti interventi, partendo da un background femminista, hanno sottolineato l’importanza di un dialogo tra soggetti diversi: l’obiettivo di questo dibattito è stato quello di capire se questa “unione” eterogenea possa ripensare le forme di collaborazione per garantire i diritti dei/delle sex workers.

Locandina del seminario