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Centro di ricerca “ORFEO – Suono Immagine Scrittura”

“Orfeo” riunisce docenti, ricercatori, dottorandi, ma anche personalità non legate al mondo accademico, che condividono i principali riferimenti teorici del Centro.
La filosofia è una pratica di scritturache nasce e si sviluppa attraverso la creazione di concetti. Questa è la specificità del suo fare, non sovrapponibile a quello di nessun’altra pratica della cultura. Ma la filosofia non cessa di confrontarsi con il contenuto di senso di quelle esperienze nel contesto delle quali soltanto ha la possibilità di creare concetti. Il suono e l’immagine assediano la scrittura della filosofia come la sua Provenienza e il necessario Fuori.

Gli ambiti d’interesse principali del Centro sono i seguenti: Filosofia della musica, Visual Studies, Filosofia e scrittura, che s’intrecciano in un programma di ricerca unitario.
Le ricerche del Centro partono dal fenomeno del suono. In principio era il suono; רוח: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Giovanni 3, 8); rûach, pneuma, spiritus, Witz, wit, esprit, Geist – termini e categorie che fanno segno alla totalità, organicità, vitalità del sapere, della conoscenza e della riflessione. Ma anche alla declinazione particolare dell’universale, che rende possibile l’esperienza viva della nostra singolarità.

Il suono irrigidisce nella scrittura e diventa “verbo”. Quindi il verbo è posteriore, arriva dopo. È il logos prodotto dalla scrittura alfabetica. Solo allora può nascere qualche cosa come la pratica filosofica. Com’è possibile sviluppare una genealogia della pratica filosofica? In quale “storia” la filosofia trova il proprio cammino costitutivo e recupera le dimenticate possibilità che l’hanno posta in essere? Che volto ha – per la filosofia – l’Angelo che ne vede le macerie e i fallimenti? Quali sono i limiti della scrittura filosofica? I suoi strumenti d’espressione sono il frutto di un lungo processo di stilizzazione e astrazione fatto su disegni arcaici, geroglifici, simboli, immagini che raffigurano la vita e in cui la vita cristallizza. La ricerca dei Visual Studies ha messo in evidenza che non è più possibile guardare alle immagini come abbiamo fatto finora attraverso la storia dell’arte, la letteratura, e buona parte della filosofia cui ci siamo abituati. Diventa allora necessario misurarsi con il difficile compito di ricollocare la complessa interazione tra lo sguardo, il dispositivo e l’oggetto-immagine per sviluppare una nuova pedagogia dell’immaginazione. Senza dimenticare, insieme a un diretto confronto con il pensiero contemporaneo, i debiti fondamentali che rimangono nei confronti di Sigmund Freud per lo sguardo, di Walter Benjamin per i dispositivi e di Aby Warburg per le immagini. Gli esperimenti di Chladni, ripresi da Ritter, mostrano come il suono, di per sé, forma anche immagini e dunque si scrive (suono-disegno) ancor prima di venir scritto (“verbo”). La musica si trascrive attraverso una hermeneia, una Auslegung (interpretazione-esposizione), che non si limita affatto alla sola notazione del pentagramma. Non soltanto nelle ricerche contemporanee, per esempio quelle sull’organizzazione del suono e dalla musica elettronica, ma già prima della stagione monodica e tonale, i musicisti, compositori, costruttori di strumenti, musici teorici, pitagorico-platonici, e quelli pratici hanno cercato di ampliare lo spettro sonoro e le possibilità immaginali e scrittorie della musica. Musica sonora, scritta e disegnata, dunque, che si dispiega tra il mero silenzio, talvolta eloquente, e il puro rumore, a volte soverchiante.

Il Centro svolge prevalentemente attività di ricerca, organizzazione di seminari e d’incontri, nonché di pubblicazione intorno ai propri specifici ambiti d’interesse. Nello svolgimento delle sue attività il Centro collabora con soggetti e oggetti pubblici e privati, universitari e non, nazionali e internazionali.

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