‘Sessualità illegittime’ in tempi di omonormatività e omonazionalismo

Panel alla conferenza annuale dell’associazione per la filosofia sociale e politica

Dopo la sparatoria di Orlando nel giugno 2016, Donald Trump, allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ha promesso alle/agli statunitensi di proteggerli dal terrorismo attraverso la garanzia del possesso di armi e l’interdizione dal territorio statunitense di tutti/e i/le migranti provenienti da paesi dove «esiste una storia comprovata di terrorismo». Ha inoltre inviato le sue condoglianze alla comunità LGBT, senza menzionare che la maggior parte dei/delle clienti uccisi/e o feriti/e nel nightclub Pulse erano persone omosessuali latine. Nel settembre 2017, Alice Weidel ha chiuso la campagna elettorale tedesca affermando che il suo lesbismo non era in contrasto con la sua leadership del partito Alternative für Deutschland: come donna lesbica, ha invocato protezione dai migranti omofobi di origine musulmana. Questi due esempi di forze politiche di destra che legittimano l’omosessualità non sono un’eccezione. Al contrario, testimoniano la riconfigurazione politica e sociale che è seguita all’estensione dei diritti civili alle coppie omosessuali negli Stati Uniti, in Europa e altrove – recentemente e con enorme ritardo, anche in Italia.

Negli anni Settanta, i movimenti di liberazione omosessuale in ascesa in Europa e negli Stati Uniti non chiedevano l’inclusione delle minoranze sessuali nelle strutture statali esistenti, né si appellavano alla retorica liberal-democratica dei diritti. Facevano invece campagna per una rivoluzione sessuale contro lo stato, e per mantenere insieme la lotta di liberazione omosessuale alle questioni razziali e di classe. Alcuni dei loro nomi sono eloquenti a questo proposito: negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il Gay Liberation Front (GLF), ispirato al Fronte di Liberazione Algerino; in Spagna, il Front d’Alliberament Gai de Catalunya (FAGC), ispirato al Gay Liberation Front; in Francia, il Front Homosexuel d’Action Revolutionnaire (FHAR); in Italia, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (FUORI!). Ma nei due decenni successivi, i movimenti gay e lesbici hanno seguito lo stesso percorso intrapreso dalla maggior parte della sinistra europea e nordamericana verso una cultura politica di stampo liberale. La loro richiesta di riconoscimento dell’omosessualità si è tradotta nella richiesta della sola uguaglianza giuridica, lasciando da parte le disuguaglianze economiche e razziali. Ha così prevalso un’interpretazione “privatistica” dell’omosessualità, che ha finito per dare sostegno a istituzioni eterosessuali come il matrimonio, ampiamente combattute dai movimenti di liberazione sessuale negli anni ’70.

Per nominare la trasformazione dei movimenti rivoluzionari degli anni ’70 in movimenti liberal-democratici integrazionisti negli anni ’90, Lisa Duggan (2004) ha coniato il termine “omonormatività”. In seguito, Susan Stryker (2008) ha adottato questo stesso termine per indicare l’egemonia dei movimenti omosessuali, e dei movimenti gay in particolare, sui movimenti delle altre minoranze sessuali fin dalla nascita, alla fine del XX secolo, dell’acronimo GLBT – riformulato nel corso del tempo come LGBT, LGBTI, LGBTQ, LGBTQI, LGBTQIA, e più recentemente, LGBTQIA+. Quest’ultimo dovrebbe idealmente riferirsi a tutte le minoranze sessuali: lesbiche, gay, bisessuali, transgender/transessuali, queer, questioning, intersessuali, asessuali e altri/e. Tuttavia, come ha notato Stryker, l’acronimo si è diffuso in Europa e negli Stati Uniti in concomitanza con l’emersione delle campagne per il matrimonio e per i diritti familiari delle coppie omosessuali. In queste campagne, gli uomini gay benestanti, ricchi, cisgender e abili sono arrivati a rappresentare l’intero movimento, esibendo una mascolinità simile a quella degli uomini etero e mettendo così in ombra le rivendicazioni degli altri/e. Oltre a questo, come suggeriscono le suddette dichiarazioni di Trump e Weidel, vale la pena ricordare che dopo l’11 settembre i diritti delle minoranze sessuali sono stati sempre più cooptati per sostenere retoriche nazionaliste che oppongono il liberalismo europeo e nordamericano alle culture del sud e dell’est del mondo, e per giustificare politiche anti-islamiche e anti-immigrazione. Questo è ciò che Jasbir Puar (2007) ha chiamato “omonazionalismo”.

I concetti di omonormatività e omonazionalismo sono quindi gli strumenti teorici che le teorie queer contemporanee utilizzano per sottolineare che l’uguaglianza giuridica per gay e lesbiche è stata ottenuta dai movimenti LGBTI mainstream a spese delle rivendicazioni di giustizia sociale, e rendendo problematica la presenza negli stessi movimenti LGBTI delle soggettività e delle questioni delle persone transgender e intersessuali – e di tutte le minoranze sessuali diverse da quella omosessuale. Tali categorie critiche permettono di capire come l’integrazione delle minoranze sessuali nelle società eterosessuali e neoliberali avvenga a spese di altre minoranze (musulmane, migranti, povere, razzializzate, disabile e/o anticapitaliste), così come delle minoranze sessuali stesse: non solo perché l’ipervisibilità dei gay nei media oscura altre soggettività, comprese quelle lesbiche, ma anche perché ci sono persone LGBTQIA+ musulmane, migranti, povere, razzializzate, disabili, antagoniste, anticapitaliste e/o non monogame (sia affettivamente che sessualmente), i cui interessi sono in contrasto con l’attuale integrazione giuridica degli omosessuali.

Il panel si propone di indagare i fenomeni dell’omonormatività e dell’omonazionalismo, a partire dal punto di vista di quei soggetti minoritari sessuali che, paradossalmente, rischiano di ottenere meno riconoscimento sociale a causa del riconoscimento del matrimonio e della vita familiare per le coppie gay e lesbiche.

14.00-16.00
Università Sapienza di Roma
Dipartimento di Filosofia,
via Carlo Fea 2, Roma

Presiede: Valeria Venditti

Partecipanti:
Francesca Romana Ammaturo
Eyja M. Brynjarsdóttir
Umberto Grassi
Massimo Prearo

Programma della ASPP conference

Program ASPP Table_[180769bytes]_[180769bytes].pdf

Sito web della ASPP conference
https://aspprome2018.com/

 

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