Comportamento antisociale
Enricomaria Corbi e Rossana D’Elia
Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa

Secondo quanto generalmente condiviso nella letteratura scientifica, per comportamento antisociale può intendersi la trasgressione rispetto a tutto ciò che costituisce la ragione e la base di un ordinamento sociale, lo scostamento da norme condivise o imposte da poteri legittimi (Moro, 2019). Ci si riferisce non solo al radicato rifiuto dei valori, delle mete, delle procedure socialmente prescritte, ma anche alla violazione di norme fondamentali che consentono lo sviluppo della persona e la convivenza sociale. Tali comportamenti fanno riferimento ad altrettante dimensioni complesse, quali l’aggressività e la violenza.
Il termine aggressività sta ad indicare un ‘andare verso’, un ‘andare contro’, un ‘attaccare’. Secondo una definizione comune, l’aggressività a valenza negativa fa riferimento a un insieme di atti intenzionalmente lesivi sul piano fisico, materiale e psicologico (Fagiani & Ramaglia, 2010). Tradizionalmente, quindi, la definizione ruota intorno a tre criteri fondamentali: la volontarietà dell’atto, la sua osservabilità e il danno da esso prodotto.
Il concetto di violenza, nelle sue diverse forme, modalità e motivazioni, indica l’atto dell’infrangere i limiti, di violare le norme, un agire volontario con l’intento di annullare e/o distruggere, verbalmente e fisicamente, l’altro da sé.
Da una revisione della letteratura scientifica internazionale degli ultimi dieci anni emerge che le condotte che qualificano il comportamento antisociale sono fenomeni complessi e articolati. Infatti, le manifestazioni aggressive e violente, sia verso gli adulti sia verso i pari sia verso se stessi, così come le abitudini di consumo di sostanze, sono a volte di per se stesse ritenute comportamenti antisociali.
Gran parte degli studi esplicativi e delle ricerche sperimentali e quantitative in materia, riconduce i comportamenti antisociali ad una serie di tratti specifici della personalità – quali l’impulsività e l’anaffettività – e/o a macrocategorie di fattori di rischio:

  • contesti di vita adolescenziali (ambiente familiare, status socio-economico, gruppo dei pari, ambiente scolastico);
  • dimensione soggettiva individuale (età, appartenenza etnica e culturale);
  • abitudini esistenziali dettate dalle leggi del consumo (iperutilizzo dei mass-media, sostanze stupefacenti e obnubilanti).

Questi fattori vengono in alcuni casi definiti quali indicatori (e non cause) della sua possibile comparsa. Forme di comportamento antisociale, se messe in atto in maniera persistente all’interno di un quadro clinico complesso, possono essere interpretate anche come espressioni patologiche (Fedeli, 2011). In queste ipotesi le condotte aggressive trovano ampia rappresentazione nei sistemi nosografici utilizzati a livello internazionale in fase diagnostica, ossia nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-V) e nell’International Classification of Diseases (ICD-11).
Studi fondati su una cornice teorica di matrice interpretativo-comprensiva ritengono che i comportamenti antisociali siano “agiti” volutamente da adolescenti che intendono allontanarsi dai cosiddetti valori comuni per la realizzazione della propria identità. In tal senso, è necessario interpretare le modalità con cui i “ragazzi difficili”, a rischio, disadattati e delinquenti (Bertolini & Caronia, 2017), percepiscono le trame della loro esistenza, della loro visione del mondo e dei significati attribuiti ad esso (Izzo et al., 2003).
La diffusione del fenomeno e le svariate forme con cui esso si manifesta comportano l’emergere di nuove fragilità educative e, in quanto tali, diventano oggetto di riflessione per il progetto RE-SERVES, con l’intento di indagare le pratiche educative esercitate dai professionisti delle agenzie formali e non formali al fine di sviluppare e implementare le comunità di cura educativa.

Riferimenti bibliografici minimi

Bertolini, P., & Caronia, L. (2017). Ragazzi difficili. Franco Angeli.

Fagiani, M. B., & Ramaglia, G. (2010). L’aggressività in età evolutiva. Carocci editore.

Fedeli, D. (2011). Il disturbo della condotta. Carocci editore.

Izzo, D., Mannucci, A., & Mancaniello, M. R. (2003). Manuale di pedagogia e della devianza. Edizioni ETS.

Moro, A.C. (2019). Manuale di diritto minorile. Zanichelli.

Per citare questo testo:

Corbi, E., & D’Elia, R. (2020). Comportamento antisociale. In M. Milana & P. Perillo (Cur.) Progetto RE-SERVES: Glossario. https://sites.dsu.univr.it/re-serves/