Fattore di protezione
Ugo Pace
Università degli Studi di Enna Kore
Si definisce fattore di protezione quella particolare “fonte” psichica capace di implementare il benessere della persona (Benard, 1993). I fattori di protezione comprendono tutte quelle competenze dell’adolescente, dei genitori e del contesto che contrastano l’azione dei fattori di rischio, per favorire le strategie di adattamento (coping). I fattori di protezione agiscono sul piano individuale, emotivo e psichico e contribuiscono a superare i compiti di sviluppo (i.e., la strutturazione dell’identità). La teoria di Rutter (1987), nello specifico, si concentra su quei meccanismi individuali e situazionali coinvolti nei processi che generano protezione o rischio. Dunque, è fondamentale dirigere la cura pedagogica verso una comprensione più dinamica dei processi di adattamento dei/delle bambini/e stranieri/e. Infatti, i fattori di protezione possono implementare la salute psichica, ridurre i comportamenti antisociali, e promuovere un sano sviluppo. Tra i fattori di protezione utili all’adolescente per lo sviluppo del sé individuale e di gruppo, la letteratura psicologica individua il supporto sociale e familiare, pratiche educative che implementano il senso di comunità e il riconoscimento dell’allievo/a straniero/a (e.g., Roxas & Roy, 2012).
All’interno del progetto RE-SERVES, l’analisi dei fattori di protezione dei minori stranieri è fondamentale per comprendere il quadro adattivo del funzionamento socio-relazionale nel nuovo contesto. La letteratura, infatti, suggerisce come i fattori di protezione riconducibili al supporto sociale implementano le competenze socio-emotive adattive dei minori stranieri. Inoltre, la coesione familiare e la percezione di un elevato sostegno da parte dei genitori sono fattori connessi alla drastica riduzione di problematiche psicologiche nei minori stranieri non accompagnati. Le percezioni di accettazione con bassi livelli di discriminazione nei paesi ospitanti sono estremamente rilevanti come fattori di protezione per la salute mentale dei minori stranieri, nonché variabili che incidono positivamente sull’autostima e sull’autoefficacia (e.g., Fazel et al., 2012). Il grado di acculturazione nella cultura della società ospitante e la fede in una religione nonché elevati livelli di spiritualità si configurano come fattori protettivi, perché contribuiscono a definire la resilienza dei minori stranieri non accompagnati. L’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione e l’efficienza con cui vengono risolti i processi post-immigrazione sono esempi di fattori protettivi sul piano sociale (Fazel et al., 2012). Inoltre, un clima scolastico accogliente (e.g., costellato da atteggiamenti positivi da parte di insegnanti e allievi autoctoni) nonché risultati scolastici soddisfacenti contribuiscono a migliorare l’autostima dei minori stranieri (Tozer et al., 2018).
Riferimenti bibliografici minimi
Bernard, B. (1993). Fostering resiliency in kids. Educational Leadership, 51(3), 44–48.
Fazel, M., Reed, R. V., Panter-Brick, C., & Stein, A. (2012). Mental health of displaced and refugee children resettled in high-income countries: risk and protective factors. The Lancet, 379(9812), 266-282.
Roxas, K., & Roy, L. (2012). “That’s how we roll”: A case study of a recently arrived refugee student in an urban high school. The Urban Review, 44(4), 468-486.
Rutter, M. (1987). Psychosocial resilience and protective mechanisms. American journal of orthopsychiatry, 57(3), 316-331.
Tozer, M., Khawaja, N. G., & Schweitzer, R. (2018). Protective factors contributing to wellbeing among refugee youth in Australia. Journal of psychologists and counsellors in schools, 28(1), 66-83.
Per citare questo testo:
Pace, U. (2020). Fattore di protezione. In M. Milana & P. Perillo (Cur.) Progetto RE-SERVES: Glossario. https://sites.dsu.univr.it/re-serves/