Resilienza
Alessandro Vaccarelli
Università degli Studi dell’Aquila
In latino resilire, da cui deriva il termine “resilienza”, rimanda ai significati di ‘rimbalzare’, ‘saltare all’indietro’, ad indicare, come significati principali del lemma, la flessibilità e l’elasticità. La resilienza, in prospettiva psicologica e pedagogica, può definirsi dunque come capacità di fronteggiamento delle situazioni avverse, di attraversamento delle difficoltà della vita, di ricerca di nuovi equilibri dentro i quali i soggetti sentiranno di aver acquisito forza, coraggio e prospettiva futura. Si è dunque resilienti in situazioni e contesti diversi, che rimandano a situazioni di crisi, stress o a eventi traumatici.
Parlare di resilienza significa anche isolare alcuni fattori che spiegano il comportamento resiliente dei soggetti. Tra questi ricordiamo il sentimento di base sicura, che si sviluppa in presenza di legami significativi di supporto, l’autostima, adeguate strategie di analisi del problema (appraisal) e di fronteggiamento (coping), il senso dell’umorismo e un pronunciato senso dell’etica e della solidarietà (cfr. Vaccarelli, 2016). I modelli proposti dalla letteratura scientifica, anche letti nel loro insieme, indicano una profondità del costrutto della resilienza che implica l’analisi di diversi fattori di rischio e fattori di protezione sia di natura sociale sia di natura psicologica (cfr. Richardson, 2002; Garista, 2018).
Il termine “resiliente” si può applicare anche ai comportamenti delle istituzioni e delle organizzazioni che si muovono all’interno di scenari complessi o emergenziali, che sfidano le situazioni di crisi e tendono al raggiungimento di nuovi equilibri e dei propri obiettivi (Mariantoni & Vaccarelli, 2018).
Nelle indagini del Programme for International Student Assessment (meglio noto con l’acronimo PISA), il termine “resilienza” sta ad indicare la ‘tenuta scolastica’ dei gruppi svantaggiati, vale a dire la posizione di quei soggetti che pur trovandosi in condizioni di svantaggio socio-economico, ottengono punteggi molto alti secondo gli standard internazionali in diversi ambiti di competenza. I soggetti scarsamente “resilienti” sono quindi coloro che non ottengono buoni risultati scolastici e che dunque tendono alla dispersione scolastica (cfr. Alivernini et al., 2017). Una definizione così stretta di resilienza, se anche ben aiuta a inquadrare molte situazioni relative ai percorsi scolastici dei gruppi più vulnerabili (studenti migranti, in condizione di svantaggio sociale ed economico, NEET, ecc.) va necessariamente integrata alla definizione più generale, pena il considerare la resilienza solo come un dato “cognitivo”, mentre concorrono per la sua “consistenza” anche fattori affettivi e situazionali, senza trascurare lo sguardo sull’impegno civico-sociale che, se promosso attraverso l’educazione, può favorire comportamenti resilienti di fronte a situazioni particolari di stress sociale e psicologico. Anche su questi ultimi fattori presi in considerazione (e sulla resilienza nella sua definizione più generale) è necessario far leva nel lavoro pedagogico e formativo, soprattutto quando è rivolto a soggetti e gruppi che vivono condizioni di svantaggio e di vulnerabilità.
Riferimenti bibliografici minimi
Alivernini, F., Manganelli, S., Lucidi, F., Di Leo, I., & Cavicchiolo E. (2017). Studenti svantaggiati e fattori di promozione della resilienza, ECPS Journal, 16, 35-56.
Garista, P. (2018). Come canne di bambù. Farsi mentori della resilienza nel lavoro educativo. FrancoAngeli.
Mariantoni, A., & Vaccarelli, A. (Cur.). (2018). Individui, istituzioni, comunità in emergenza. Intervento psico-socio-pedagogico e lavoro di rete nelle situazioni di catastrofe. FrancoAngeli.
https://ojs.francoangeli.it/_omp/index.php/oa/catalog/book/308
Richardson, G.E. (2002). The metatheory of resilience and resiliency. Journal of Clinical Psychology, 58, 307–321.
Per citare questo testo:
Vaccarelli, A. (2020). Resilienza. In M. Milana & P. Perillo (Cur.) Progetto RE-SERVES: Glossario. https://sites.dsu.univr.it/re-serves/