Politiche attive
Elena Zizioli e Lisa Stillo
Università degli Studi Roma Tre

Si definiscono attive le politiche comprese nel settore pubblico che hanno costantemente ridefinito, con tempi e modalità proprie, rispetto ai diversi ambiti di intervento a cicli interconnessi (Sabatier, 2007), il rapporto tra la politica (policy), il governo e i cittadini. Le politiche attive possono quindi essere identificate come misure pubbliche e iniziative messe in campo dalle istituzioni, nazionali e locali, per promuovere e sostenere gli individui in difficoltà nell’ambito dei settori occupazionali, dell’inserimento lavorativo e della formazione.
Uno degli ambiti di intervento riguarda appunto le politiche sociali. Quest’ultime, sviluppatesi con la costruzione dello stato sociale (welfare state) (Ferrara, 2006) e poi mutate in molti paesi con lo stesso sistema di welfare, hanno spostato le risorse e gli impegni sul concetto di “attivazione”, invitando i gruppi destinatari ad una partecipazione attiva all’interno di un sistema di diritti e doveri (Colasanto, 2010).
A tal proposito, è utile fare riferimento alle politiche attive per il lavoro e alle politiche giovanili. Entrambe si inseriscono all’interno delle politiche pubbliche e sono tra loro correlate, dato che le politiche attive per il lavoro rappresentano in buona parte misure di sostegno e inserimento lavorativo di fasce giovani della popolazione, identificate spesso come le più fragili all’interno della crisi economica mondiale (Sergi & Barberis, 2016). Tali misure si basano sul coinvolgimento attivo del target individuato, sono realizzate con strumenti e modalità differenti e sono sostenute da diversi promotori.
Ad oggi un grande impulso arriva dalla comunità Europea e dalle indicazioni dell’Agenda 2030 (ONU, 2015) per implementare e promuovere politiche di ordine locale e globale, affinché vengano raggiunti gli obiettivi prefissati. In particolare, all’interno della dichiarazione di intenti dell’Agenda 2030, vengono ribaditi gli obiettivi già esplicitati dal Patto Globale per l’Occupazione (ILO, 2009), che pone al centro del dibattito un miglioramento delle politiche rivolte ai giovani e all’occupazione, ancora evidentemente insufficienti, e azioni di accompagnamento al lavoro, tra le quali:

  • Orientamento;
  • Bilancio delle Competenze;
  • Ricerca/Orientamento (Scouting) occupazionale;
  • Tirocinio e esperienze di lavoro (Work Experience);
  • Formazione professionale;
  • Inserimento lavorativo (Placement).

Nel progetto RE-SERVES le politiche attive prese in esame interessano in particolare la categoria dei giovani NEET, atte a sostenere ed incentivare percorsi di re-inserimento attraverso pratiche formative mirate.

Riferimenti bilbiografici minimi

Colasanto, M. (2010). Forza e debolezza del nuovo welfare. Sociologia del lavoro, 117(1), doi: 10.3280/SL2010-117003.

ILO (2009). Superare la crisi: Un patto globale per l’occupazione. Dichiarazione adottata dalla Conferenza internazionale del Lavoro.

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—europe/—ro-geneva/—ilo-rome/documents/publication/wcms_151911.pdf.

ONU (2015). Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015. https://unric.org/it/wp-content/uploads/sites/3/2019/11/Agenda-2030-Onu-italia.pdf.

Sabatier, P. (2007). Theories of the Policy Process (2. ed.). Routledge.

https://doi.org/10.4324/9780367274689.

Sergi, V., Barberis, E. (2016). Politiche attive per il mercato del lavoro nella crisi: il quadro europeo e il caso italiano. Argomenti. Rivista di economia, cultura e ricerca sociale, (5), 5-28. http://dx.doi.org/10.14276/1971-8357.530.

Per citare questo testo:

Zizioli, E., & Stillo, L. (2020). Politiche attive. In M. Milana & P. Perillo (Cur.) Progetto RE-SERVES: Glossario. https://sites.dsu.univr.it/re-serves/